Olga

Le storie di Eva

Olga

Le storie di Eva

Cartapesta policroma

Olga viene dalla Bielorussia

Tornatene a casa tua, sei contaminata

Olga abita a Gomel, la seconda città più popolosa della Bielorussia. Dalla vita vorrebbe tante cose, ad esempio andarsene in giro per il centro come una straniera, lasciarsi incantare dalle geometrie di Palazzo Paskevič, del verde accecante del Giardino d’Inverno, dalle strade ampie percorse da tante automobili occidentali. Vorrebbe mettere su famiglia, vorrebbe guardare i suoi numerosi figli giocare a nascondino nel grande giardino di casa, doversi preoccupare soltanto di cosa preparare per cena. Essere spensierate come le sue coetanee che vede in televisione, avere un futuro.

La spensieratezza è una delle cose che le porte scorrevoli dell’ospedale pediatrico chiudono fuori, così come il futuro.

Olga è un’infermiera e ogni giorno ha a che fare con bambini malati, con famiglie distrutte. Dalla miseria, da un maledetto incidente nucleare avvenuto a centinaia di chilometri di distanza che ha contaminato una nazione, un continente, tutto quanto. Olga ha trentacinque anni e sulla pelle i segni di un passato che non passerà mai davvero. Ogni giorno si veste, si mette il mascara, la sua mela in testa, e va a lavoro. Ogni giorno vorrebbe svegliarsi da questo incubo. Ma poi guarda i piccoli occhi che la scrutano, e ci trova il barlume di una speranza, la forza per andare avanti, almeno fino a domani.

Racconto di Diletta Pizzicori

Translate »